Buon lunedì dal Magi Corner, ritrovarsi qui per la pausa caffè per confrontarci su argomenti di interesse comune è diventata un’ottima abitudine per me perché mi offre sempre stimoli diversi e perché ci permette di interagire e conoscerci. In ambito di business è fondamentale conoscersi per potersi fidare l’uno dell’altro e instaurare rapporti commerciali vantaggiosi. L’abbiamo imparato in maniera abbastanza traumatica nel corso della crisi finanziaria globale del 2007. La mancata conoscenza della controparte in affari è stata la causa originaria che ha generato poi la valanga che si è riversata sull’intero sistema economico moderno. Sapete perché?
Negli anni precedenti alla crisi negli Stati Uniti si era diffuso il motto “Everyone should get a home”, ossia ognuno dovrebbe avere accesso a una casa. Il che significa che qualsiasi persona, indipendentemente dal proprio status finanziario e dalle garanzie che era in grado di offrire a supporto della richiesta di mutuo, era incoraggiata e sostenuta nell’indebitamento che avesse il fine di acquistare un immobile. I prestiti riconosciuti a quella categoria di soggetti che in assenza di questa spinta ideologica non avrebbero mai vista approvata la loro richiesta di mutuo vengono classificati come “subprime”. Questo termine indica come i richiedenti di questa tipologia di prestiti fossero sotto al livello “prime”, ossia non presentassero le caratteristiche adatte a vedersi riconosciuto un prestito di tale entità. Lì per lì nessuno si curò troppo di questa discrepanza tra l’entità del prestito e le caratteristiche dei richiedenti: il mercato abbondava di liquidità, i tassi di interesse erano ai minimi e gli istituti finanziari non consideravano questa situazione particolarmente rischiosa. Era la normalità del periodo e il sistema sembrava funzionare senza intoppi. Ma questa serenità non durò a lungo.
Il livello di indebitamento per l’acquisto di immobili ha subito in forte aumento nella fase antecedente alla crisi finanziaria globale; tra il 2000 e il 2007 tale somma è raddoppiata fino a raggiungere quota 14 mila miliardi di dollari, con un rapporto al PIL passato dall’87% nel 2005 a quasi il 100% nel 2008.
Ma la forte crescita del livello di indebitamento non sarebbe stata sufficiente ad innescare la crisi. Il problema si presentò quando il flusso di denaro immesso nel sistema finanziario smise di raggiungere i livelli necessari per il suo mantenimento; e il denaro smise di fluire proprio per l’incapacità dei soggetti subprime di ripagare i propri debiti. Questo meccanismo è ben descritto nel film “The Big Short” di Adam McKay (se non l’avete visto lo consiglio vivamente) nella scena in cui i protagonisti decidono di intervistare gli intestatari dei prestiti e si rendono conto delle condizioni in cui vivono e della loro ignoranza su quelli che sono i termini del prestito che hanno ottenuto. Vi rimando alla clip per una breve visione: https://www.youtube.com/watch?v=MesrrYyuoa4, circa dal minuto 3.48 fino al minuto 5.07. Ovviamente i soggetti subprime non furono lasciati completamente allo sbaraglio ma erano sottoposti al controllo delle agenzie di rating, in questo caso specifico di quelle americane come S&P e Moody’s. Sempre nel film “The Big Short” vediamo come questi controlli non siano stati svolti correttamente, complice la spinta ideologica di cui parlavamo poc’anzi e una diffusa convinzione sull’innocenza di tale pratica. Lo stesso si può dire degli organi preposti al controllo di queste società.
Nel momento in cui i richiedenti subprime si ritrovarono sprovvisti dei mezzi per ripagare i propri debiti decisero di abbandonare case e mutui. O meglio, in molti casi le banche decisero per loro. Ed è qui che iniziarono i problemi. In seguito al pignoramento della casa, le banche sottrassero le proprietà ai proprietari morosi mettendole in vendita sul mercato immobiliare ad un prezzo fortemente scontato, con la speranza di recuperare parte del capitale che avevano elargito agli acquirenti. Contestualmente però, i periti immobiliari basandosi sul prezzo di vendita ribassato di queste proprietà stimarono di conseguenza il valore di tutte le altre proprietà presenti nella stessa zona dell’immobile pignorato, influenzando negativamente il valore di mercato di tutti gli immobili della zona. I proprietari di immobili che si videro deprezzato il valore della propria casa iniziarono quindi a vendere le proprietà con la speranza di recuperare il più possibile dal loro investimento che si stava rapidamente deprezzando.
Come poi si sia sviluppata e sia scoppiata la bolla finanziaria che si creò intorno a questi asset è argomento di dibattito per un altro appuntamento del Magi Corner. Fino a qui abbiamo parlato a grandi linee di quello che è successo nei momenti immediatamente antecedenti alla crisi e la mia intenzione non era quella di parlare in maniera dettagliata della crisi finanziaria del 2007 (siamo pur sempre in pausa caffè) ma piuttosto di concentrarmi sul fatto che una delle principali crisi finanziarie del nostro tempo è nata dal non essersi interessati adeguatamente alle caratteristiche e alla solvibilità della propria controparte in affari. Ciò dimostra come sia fondamentale per tutti, dalle piccole e medie imprese fino ai grandi istituti bancari nazionali e internazionali, avere accesso alle informazioni giuste.
Per rispondere a questa esigenza nasce il settore delle informazioni commerciali che ci permette di avere accesso ad una serie di report contenenti le informazioni sullo “stato di salute” dell’azienda (fatturato, utile, trend di crescita, livello di indebitamento…). L’accesso a queste informazioni ci permette di adottare l’approccio giusto in base alle caratteristiche della nostra controparte in modo da massimizzare il risultato del rapporto commerciale e mitigare il rischio di credito. Accedere a queste informazioni ha però un costo e sono vari i fornitori si contendono il mercato italiano, di cui menzioniamo i più noti come Cerved e Cribis. Come nel caso delle società di rating americane, però, anche quelle italiane hanno una accuracy che non è il 100%. Alla luce di ciò, a maggior ragione è necessario avere accesso alle informazioni sull’andamento dell’azienda, in modo da poter monitorare in autonomia l’andamento della società per non ricadere negli errori che hanno portato alla crisi del 2007.
Noi di Consorzio Gruppo Acquisti crediamo che l’accesso alle informazioni commerciali sia di importanza fondamentale per l’azienda, che può così basare la propria strategia di azione su dati e numeri piuttosto che su idee e aspettative. Proprio per questa ragione supportiamo le nostre aziende nella scelta del fornitore giusto e trattiamo per loro il prezzo più vantaggioso.
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